Ho capito, dunque, che avrei potuto fare dei meravigliosi Business plan, ma non avrei aiutato quelle organizzazioni ad avere successo se non li avessi prima aiutati a comprendere quanto sia essenziale la cura e l’attenzione per il benessere delle persone, a partire da se stessi. Il benessere organizzativo all’interno dei luoghi di lavoro. Questo è divenuto allora il focus dei miei studi.
Ho iniziato con la PNL, poi la psicologia sociale, la facilitazione, il Feuerstein e, infine, le Neuroscienze, la psicosomatica e la Mindfulness.
Queste conoscenze, apparentemente molto lontane dalle precedenti, mi hanno donato, una visione nuova e integrata del mondo, dell’uomo e delle sue relazioni. Mi sembra di aver catturato il significato profondo delle filosofie orientali, che già molti secoli fa ci spiegavano l’unità dello yin e lo yang, come l’unità dell’uomo in senso olistico. Negli umani non può esistere la logica separata dai sentimenti; l’approccio razionale scollegato da quello umano. Non funzioniamo così.
Siamo un tutt’uno meraviglioso e complesso che, negli ultimi decenni ha avviato una rincorsa frenetica per tenere il passo con la velocità del cambiamento e dell’innovazione tecnologica e organizzativa. Il benessere materiale è aumentato, ma spesso a discapito dell’equilibrio emotivo, della serenità, del quieto vivere e riposare.
Perciò occorre darsi il tempo per una sosta, prenderci un tempo da donare a noi stessi, per ritrovare un benessere spesso compromesso nel corpo e nell’anima. Concentrarsi su di sé, osservarci, sentirci, ascoltarci, senza giudicarci, ma comprenderci e ritrovarci. E poi ripartire con una nuova consapevolezza e con nuove abitudini di cura verso noi stessi e, quindi, verso gli altri.
Per fare questo passaggio salvifico, ne sono certa, la Mindfulness può essere un alleato davvero prezioso.
Daniela Fedi